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L’insofferenza dei confini. Gender e migrazione nell’opera di Jarmila Ockayová

Questo intervento è stato presentato al convegno internazionale Omosessualità e Europa: culture, istituzioni, società a confronto, Università di Roma “La Sapienza”, 29-30 novembre 2005.

Una versione ampliata, intitolata L’insofferenza dei confini: l’opera di Jarmila Očkayová tra critica femminista e letteratura migrante, è stata pubblicata nel volume a cura di Alessandro Amenta e Laura Quercioli Mincer, Omosessualità e Europa. Culture, istituzioni, società a confronto, Lithos, Roma 2006, pp. 71-84.

L’insofferenza dei confini: gender e migrazione nell’opera di Jarmila Očkayová

Il mio intervento è dedicato all’opera di Jarmila Očkayová, un’autrice slovacca che vive in Italia e ha pubblicato tre romanzi in lingua italiana: Verrà la vita e avrà i tuoi occhi (1995), L’essenziale è invisibile agli occhi (1997) e Requiem per tre padri (1998). La mia analisi fa parte di una ricerca più ampia sulla letteratura italiana della migrazione, in cui ho usato gli strumenti teorici e metodologici introdotti dalla critica femminista, per analizzare l’intersezione tra la differenza culturale e di genere. Si tratta di questioni ancora poco studiate in Italia, diversamente da altri paesi europei, dove l’esperienza storica del colonialismo e delle migrazioni di massa – accanto all’istituzionalizzazione degli studi femministi e postcoloniali – hanno costretto il mondo intellettuale a confrontarsi da tempo coi temi della diversità e dell’alterità.

La comprensione del processo di multiculturalizzazione in atto nel nostro paese, non può prescindere dalla necessità di mettere in discussione la nozione di identità italiana, nel contesto della costruzione di una nuova identità europea, che vede l’emergere di regionalismi, nazionalismi e guerre etniche, e la rinascita di episodi di antisemitismo, xenofobia e omofobia. Sarebbe auspicabile che la cultura italiana si impegnasse in una seria assunzione di responsabilità: a partire dall’approfondimento delle ragioni storiche specifiche dell’antisemitismo e del colonialismo italiano (troppo velocemente rimossi dalla nostra storia) e dall’analisi delle rappresentazioni letterarie del nostro incontro/scontro con altri popoli e culture.

I cittadini europei si confrontano oggi con la presenza sul proprio territorio di una vasta popolazione di migranti, le cui voci esigono di essere ascoltate. Ma in Italia si registra ancora l’assenza di una politica interculturale – basata cioè sullo scambio dinamico e reciproco tra elementi culturali diversi – e anche l’integrazione europea si rivela fondata su un paradigma di inclusione/esclusione: implicito ad esempio nell’uso del termine “extra-comunitario”. Invece solo un’ampia visuale dei motivi economici e geopolitici che sono all’origine delle migrazioni può contribuire a liberarci dall’immagine dell’“invasione di massa”, e a proporre politiche fondate sul riconoscimento delle differenze etniche e religiose, di genere e di preferenze sessuali […].

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