Abstract
Le Fiabe italiane rivelano una profonda connessione tra l’immaginario popolare su cui si fonda la fiaba – che perpetua i moduli stilistici, l’economia strutturale, il ritmo e l’agilità d’espressione del discorso orale – e la poetica di Calvino. Egli attribuisce infatti all’opera letteraria un senso non fisso, non definitivo, ma vivente come un organismo. In quest’ottica il codice fiabesco permette di sperimentare le inesauribili potenzialità del narrare, e di creare una scrittura capace di andare oltre la resistenza del testo facendosi fluida, molteplice, precaria ed evanescente, come la voce.
Fiabe italiane shows there’s a close relation between collective imagination, being the basis of the folktale – which perpetuates stylistic features, structural simplicity, rhythm and expressive agility typical of oral speech – and Calvino’s poetic style. He considers the literary work as a living being, having no fixed or definitive meaning. In that view, the folktale form allows to experience the narrative infinite potentialities, as well as to create a kind of writing going beyond textual resistance, and getting as fluid, manifold, precarious and evanescent, as voice.
Le Fiabe italiane di Calvino tra oralità e scrittura
in «Linguistica e letteratura», Anno XXVI/1-2, 2001, pp. 143-93
1. Per il prestigio acquisito dalla letteratura scritta, il rapporto tra oralità e scrittura è stato spesso presentato sotto la forma di un prima e di un poi, attribuendo alle tradizioni orali caratteristiche di arcaicità e ingenuità primitiva: di inferiorità rispetto alla scrittura, ma anche di maggiore autenticità. Inoltre le differenze tra codice orale e scritto sono state a lungo sottovalutate, e solo in epoca recente l’oralità si è trasformata, da materia di studio dell’antropologia e delle tradizioni popolari, in oggetto d’interesse per linguisti e critici letterari.
Già Saussure rimproverava alla scrittura di «offuscare» la visione della lingua, tanto da farlo parlare di «tirannia della lettera»: la parola scritta tende a sostituirsi nei nostri pensieri alla parola parlata, assurgendo al ruolo di modello incontestabile. Ma la contrapposizione tra uso scritto e parlato dei segni linguistici è più antica […]