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La bianchezza, il mito della zingara rapitrice e i pacchetti sicurezza

Con un post che si intitola La bambina bionda e i rom, Vincenza Perilli denuncia la «psicosi anti-rom “rapitori di bambini” che si è scatenata (non solo in Italia) a partire dal caso della bambina (insistentemente definita dai media “bionda con gli occhi azzurri”, “bianca”, “dai tratti nordici”) trovata in un campo rom in Grecia in compagnia di un uomo e di una donna poi risultati, tramite prova del dna, non suoi genitori “biologici”». A questo proposito, su Marginalia si può leggere anche una riflessione dell’Osservatorio antidiscriminazioni, dal titolo Giù le mani da Maria!, che commenta la vicenda svelando «l’utilizzo del sessismo per politiche razziste e del razzismo per attacchi sessisti». Proprio a partire da queste riflessioni, prende spunto l’analisi di Gaia Giuliani, che paragona questa vicenda di cronaca a «due storie di fantasia fortemente connotate dal punto di vista razziale e specista», ovvero la versione romanzesca e quella cinematografica de La storia infinita. Il post si intitola significativamente Maria-piena-di-grazia-e-bianchezza e si può leggere sul blog Distopie. Ancora sul mito della zingara rapitrice, ricordo un caso avvenuto a Napoli nel 2009, che era poi servito a giustificare l’approvazione di un pacchetto sicurezza, ovvero una raccolta di norme xenofobe e securitarie che sono state fatte passare come delle iniziative rivolte a difendere i corpi delle donne (ma solo se bianche, italiane e di classe media). Impossibile non pensare alla recente legge 1540, il cosiddetto «decreto contro il femminicidio»: come ha spiegato Barbara Spinelli nel corso di un’audizione alla commissione giustizia della camera dei deputati, questa legge non è altro che l’ennesimo pacchetto sicurezza. Proprio per dire no a questa legge, «Non in mio nome», è stata organizzata un’assemblea che si terrà domani pomeriggio alla casa internazionale delle donne di Roma.

 

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