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Lingua e identità in tre autrici migranti

Lingua e identità in tre autrici migranti
in «Quaderni del 900», numero monografico su La letteratura postcoloniale italiana: dalla letteratura d’immigrazione all’incontro con l’altro, a cura di Tiziana Morosetti, Anno IV, 2004, n. 4, pp. 55-66

La lingua è anche un luogo di lotta.
Ero solo una ragazzina quando ho letto le parole di Adrienne Rich,
«questa è la lingua dell’oppressore, ma ho bisogno di parlarti».
Questa lingua che mi ha consentito di frequentare l’università,
di scrivere una tesi di laurea, di sostenere colloqui di lavoro,
ha l’odore dell’oppressore.
bell hooks

1. Migranti che hanno scelto di scrivere in italiano

Secondo Christiana de Caldas Brito, «gli immigrati sono quelli che abbandonano le loro tradizioni, le loro abitudini, la propria lingua, il modo di vivere e di pensare, per immergersi in un nuovo paese con tutto il fascino e il rischio che tale situazione comporta». Ma forse proprio il linguaggio universale della letteratura, che permette di immergersi nelle sonorità della nuova lingua facendole proprie, può indicare la via per superare le frontiere in favore di una vera comunicazione, come suggerisce la peruviana Gladys Basagoitia Dazza nella poesia Altra lingua:

Sei giunto al paese dei tuoi sogni
sorridi
non bastano i sorrisi
si chiudono le anime e le porte
accettando la sfida
fai tua la estranea melodia
attraversi frontiere
conservi la canzone di tua madre
per cantarla ai tuoi figli.

Tutti i testi della migrazione denotano infatti una particolare attenzione per il linguaggio, anzi, risulta evidente il modo in cui l’uso della lingua da una parte esprime rifiuto, assimilazione o integrazione (si pensi a termini come marocchino, vucumprà, extracomunitario), dall’altra riflette sempre una connotazione di genere.

Già ad una prima lettura si manifestano con evidenza alcune caratteristiche linguistiche e stilistiche comuni: la contaminazione culturale e linguistica si realizza spesso attraverso fenomeni di ibridazione e nell’alternanza tra due codici linguistici, fino all’estremo di testi bilingui in cui l’italiano è a sinistra e la lingua d’origine è a destra, come di solito si usa per le traduzioni dall’italiano in lingua straniera. Un’altra caratteristica comune – specie nel caso di autori e autrici provenienti dal continente africano – è l’uso di proverbi e forme parlate (inversioni, contrazioni, elisioni) insieme all’attenzione per il ritmo, che fanno emergere un intenso legame con l’oralità. La presenza di alcuni elementi comici e ironici nasce invece da un processo di straniamento per cui la nostra realtà quotidiana è vista dall’esterno, con occhi che la rendono insolita ed estranea. I testi hanno una valenza interculturale: spesso non coincidono né con la letteratura del paese di origine, né con quella del paese di arrivo. La letteratura italiana contemporanea è anche opera di questi autori e di queste autrici ‘straniere’ che se ne appropriano, la modificano e la sprovincializzano […]

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