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L’uso strumentale delle donne nel neoliberismo: Sessismo democratico alla radio

Oggi, alle 16.30 su RadiOndaRossa 87.9 fm, presentazione del libro Sessismo democratico. L’uso strumentale delle donne nel neoliberismo (Mimesis 2012). La trasmissione va in onda all’interno della speciale 24ore radiofonica che il  Martedì autogestito da femministe e lesbiche di RadiOndaRossa propone per l’8 marzo (il palinsesto completo si può leggere qui). Saranno presenti in studio Anna Simone, la curatrice del volume, già autrice del bellissimo I corpi del reato. Sessualità e sicurezza nelle società del rischio (Mimesis 2010), ed Elisa Giomi, una delle autrici, ideatrice del ciclo di trasmissioni Stelle di polvere. Stereotipi di genere e media. Il libro raccoglie i saggi di Lorella Cedroni, Sara Fariello, Stefania Ferraro, Michela Fusaschi, Elisa Giomi, Marzia Mauriello, Rosa Parisi, Caterina Peroni, Leandro Sgueglia, Alessandra M. Straniero. La postfazione è di Antonello Petrillo. E già da questa breve presentazione si preannuncia una lettura molto interessante. Buon ascolto!

Oggi nessuna agenzia sociale o istituzionale, così come nessuna forma di organizzazione dei saperi e della comunicazione di massa considera secondarie le donne. Sulle donne si organizzano master, corsi di formazione, campagne pubblicitarie e campagne antidiscriminazione. Delle donne si occupano il diritto, l’economia, la criminologia, la politologia, la comunicazione, il marketing etc. Eppure all’interno di queste pratiche e di questi discorsi la donna appare sempre come una “vittima”, docile e subalterna, o al contrario come un’erinni dei giorni nostri “maschilizzata”, aggressiva, violenta, spregiudicata. L’inclusione delle donne nella vita pubblica, insomma, è l’ultima frontiera del politically correct, ma sicuramente si organizza a partire da forme di produzione dello stigma che trasformano la differenza stessa in mero “differenzialismo”, ovvero in un potere in cui le stesse donne vengono “oggettivate” e, contemporaneamente, “desoggettivate”. Non si tratta, evidentemente, di sostituire il potenziale della differenza con la logica del ritorno all’eguaglianza, né tantomeno con la logica dell’emancipazionismo. Ciò che scompare da questo tipo di narrazioni, semmai, è proprio la complessità, nonché l’eccedenza, ovvero quel bisogno di non sganciare il corpo femminile dalla sua forma di vita, dalla singolarità della sua esperienza, che certo non può ridursi a mero “oggetto” del discorso pubblico o ad un “corpo sociale” identificabile attraverso le ripartizioni identitarie. Di qui la necessità di leggere il fenomeno paradossale del “sessismo democratico” nelle società neo-liberali.

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