Grazie alla segnalazione di Roberto Derobertis, segnalo un articolo pubblicato sul manifesto del 22 ottobre scorso che si intitola L’inchiostro simpatico del presente postcoloniale. Qui Giuliana Benvenuti recensisce il libro di Gabriele Proglio, Memorie oltre confine. La letteratura postcoloniale italiana in prospettiva storica, appena pubblicato dall’editore Ombre Corte, con una prefazione di Luisa Passerini.
Nell’attesa di leggere il libro, è interessante notare che in Italia gli storici stanno già lavorando sulle scritture migranti e postcoloniali come “fonti” per lo studio del passato coloniale e delle sue tracce nel presente. Ne sono un esempio anche i contributi di Giulietta Stefani e Nicola Labanca inclusi nel numero 23 di «Zapruder». Le istituzioni letterarie, invece, si stanno ancora interrogando sulle “etichette” da utilizzare per definire una produzione letteraria che sta trasformando radicalmente la letteratura italiana contemporanea, sul “valore” da attribuire ai testi e sulla possibilità di includere o meno singoli autori e autrici nel “nostro” canone.
Ma chi decide quali sono i criteri per stabilire chi è dentro o fuori dal canone? Ne avevamo parlato in un convegno a Cambridge nel 2005, intitolato significativamente Dentro/Fuori, Sopra/Sotto. Feminist Criticism and the Literary Canon in Italian Studies, in cui si discuteva dell’impatto del pensiero e della pratica femminista sugli studi di italianistica. Alcuni degli interventi presentati a quel convegno sono stati poi pubblicati in un volume, Dentro/Fuori, Sopra/Sotto. Critica femminista e canone letterario negli studi di italianistica, a cura di Alessia Ronchetti e Maria Serena Sapegno, che include anche un mio contributo su generi e genealogie nella letteratura italiana della migrazione, in cui ragiono su come le scritture migranti ci costringano a mettere in discussione il canone della letteratura italiana.
E ancora, il volume curato da Roberto Derobertis, Fuori centro. Percorsi postcoloniali nella letteratura italiana, si interroga proprio sui confini e sulle relazioni di potere che stabiliscono chi e cosa è stato posto «ai margini (il meridionale) o fuori dai confini (il colonizzato africano) dell’identità nazionale» italiana. Come scrive Derobertis nell’introduzione: «In questo volume si è cercato di tracciare dei percorsi di critica, analisi e storicizzazione, attraverso l’intricato groviglio di passato e presente, di miti e memorie ambivalenti e conflittuali, che mettono in questione il posizionamento identitario di tutti i soggetti coinvolti nell’attuale contesto globale. In questa prospettiva, muoversi “fuori centro” significa uscire dalla geografia culturale “canonica” della letteratura italiana […] lasciarsi interrogare dai margini per comprendere che la vecchia articolazione centro/periferia si ritrova oggi scompaginata e infine fuoriuscire dagli studi letterari tout court».
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